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mercoledì 25 novembre 2020

GUBBIO - NON SOLO LUSTRO -

Dal post pubblicato in data odierna sulla pagina Facebook Blog di ALBERTO PICCINI

Vaso a palla - altezza cm 29,60 - decorato a nastri annodati (groppi) e nella parte centrale, in quattro campi circolari : su due lati opposti campeggia il marchio economico del vasaio TGA che sta per Traverso Giovanni Antonio (ramo della famiglia FLORIS) con bottega in Gubbio; sul terzo campo : ritratto di giovane guerriero con elmo, volto a destra; sul quarto campo : putto alato con ermellini o donnola ( influsso leonardesco, secondo Hausmann-scheda 98 MUSEO DI BERLINO n. inventario NF 868. Databile al 1510 circa - Attribuito a Cafaggiolo Maestro Iacopo (Iacopo da Cafaggiolo) anche dal Falke e in tempi più recenti (1982) da Cora e Fanfani. FOTO n.1 e 2

Foto 1


Disco smaltato blu con decori in bianco e arancio definiti sulla scheda del Victoria and Albert Museum di Londra n. 147 numero inventario 521-1865 "bianco su azzurro"- Diametro 27,50 cm - datato 1491 - attribuito a Faenza - Porta al centro l' IHS di San Bernardino da Siena e sulla tesa la classica raggera. FOTO 3 e 4


Foto 3

Foto 4


Inoltre il disco porta in basso la sigla del figulo che lo dipinse "IM" per HIERONIMO MARINI, la data 1491 e il marchio economico del vasaio TGA che l'estensore della scheda legge GA scambiandolo per un simbolo monastico. Entrambi queste straordinarie maioliche sono da attribuire a Gubbio, alla bottega di Traverso Giovanni Antonio, documentato in loco dal 1479 al 1512 anno della sua morte. Il figulo che dipinse il bellissimo vaso a palla del Kunst di Berlino non è Iacopo da Cafaggiolo che nel 1510 aveva appena cinque anni circa, bensì, a mio avviso, il figulo derutese NICOLA FRANCIOLI detto "CO". Questa mia attribuzione, oltre fare scalpore, servirà anche a studiare più a fondo il periodo giovanile. la fase di apprendistato di questo grande pittore su maiolica : prima Acquapendente, poi Ravenna e poi Gubbio. Gli influssi leonardeschi arrivano al nostro figulo tramite le incisioni di Nicoletto da Modena, confermando l'incontro, la collaborazione con i maiolicari della famiglia DE RUBEIS parenti del grande incisore. Hieronimo Marini, invece, è un figulo itinerante, di origine pesarese, che nella sua lunga carriera opera a Pesaro, Casteldurante ( F. de Mély lo documenta qui nel 1511), Rimini, Ravenna e principalmente Acquapendente nei primi decenni del cinquecento nella bottega di Simone Marini. Non sono riuscito a trovare nessuna altra maiolica Rinascimentale con il marchio TGA, ma sono certo che nel prossimo futuro le troverò, anche perchè mi aiuteranno i lettori di questo post. La cosa più straordinaria di questa mia ricerca è che i soli due manufatti di questa bottega eugubina, due capolavori assoluti, non sono lustrati.


Alberto Piccini

Pitigliano, 25.11.2020

domenica 8 novembre 2020

LETTERA A JOHN MALLET

 Gentile Prof. John Mallet, 

Le porgo i miei più sinceri auguri per il suo novantesimo compleanno. 

Approfitto di questa occasione per farLe, da ultraottantenne quale sono, una proposta di collaborazione: realizzare insieme uno studio, un saggio su un argomento che riguardi la storia della Maiolica Italiana del Rinascimento; un saggio che affronti una problematica specifica già trattata da entrambi in tempi diversi, come per esempio: la biografia e il corpus delle opere di Francesco di Sante Carini detto "Il Rosso", alias Francesco Urbini, o Ennio De Rubeis, alias il Pittore del Bacile di Apollo, al fine di fare luce, di scrivere parole chiave e definitive su un tema relativo allo studio della Maiolica Italiana del Rinascimento. 

La mia scelta sarebbe orientata su un tema molto interessante, anzi affascinante direi, già trattato da entrambi: il famosissimo servizio Correr. I diciassette meravigliosi piatti del grande Museo veneziano attribuiti, a mio avviso in modo erroneo, a Nicola da Urbino, sarebbero un'occasione perfetta per rifare la biografia e il corpus delle opere di questo grande figulo; dopo la ricostruzione storica fatta negli ultimi decenni a dir poco dubbia, quasi grottesca: dal "Pellipario" (pellicciaio) e Nicola di Gabriele Sbraghe, si potrebbe cercare di dividere le opere di quest'ultimo da quelle del teutonico Tomassino di Giovanni, e in particolare da quelle del grande Bernardino di Benedetto del Berna.

L'idea sarebbe quella di partire dai miei due saggi del 2012: Il Servizio Correr e Supplemento al Servizio Correr pubblicati qui sul mio blog e integrarli con i documenti di varia natura, inediti, emersi dal 2012 (come per esempio il piatto dei depositi del Museo Correr, restaurato recentemente, con Diana e Atteone sul recto, di mano di Bernardino del Berna (in stile istoriato urbinate) che porta al verso, sia sul cavetto che sulla tesa, il nodo senza fine buddista di origine cinese che indica chiaramente Ravenna come centro di produzione).


 



















Naturalmente io punto molto sulla sua esperienza, capacità di analisi e genialità, tipica di tutta la sua saggistica passata.

Sono consapevole che questa mia proposta è molto difficile da realizzare, un'idea ardita, quasi una mission impossible, anche solo per l'età di noi due coautori, però per me vale la pena di provarci. Vale la pena provare sia per far luce su un argomento così importante, sia per stimolare le future generazioni di giovani studiosi, nelle cui mani lasciamo una storia della Maiolica Italiana del Rinascimento piena di troppi buchi neri. 

Attendo una Sua risposta,

Le rinnovo i miei auguri e ..

Ad Maiora!


Alberto Piccini

Pitigliano, 08.11.2020