Il tutto avveniva nella tarda primavera del 2003, in attesa
della Mostra “Il Secolo d’Oro della Maiolica” – Ceramica Italiana dei secoli
XV-XVI della raccolta del Museo Statale dell’Ermitage - MIC Faenza, 2003.
La Mostra non fu un successo, nonostante l’importanza della
collezione e i notevoli mezzi finanziari a disposizione, per una serie di
motivi di cui discutemmo a lungo all’epoca, ed in particolare per una specie di
peccato originale: le scelte sbagliate sulle maioliche da esporre in Mostra -
si diceva che i pezzi più importanti, i veri capolavori, fossero rimasti a S. Pietroburgo
-. Le critiche più feroci furono quelle rivolte alla studiosa Elena Ivanova,
Curatrice delle Maioliche Rinascimentali del Museo russo, per gli scarsi
contenuti scientifici delle schede del catalogo. Queste polemiche finirono poi
per coinvolgere anche Carmen Ravanelli Guidotti. Nonostante ciò, nel vasto
mondo degli studiosi, dei collezionisti e degli amanti di questa arte
meravigliosa, per molti mesi, nel 2003, non si parlò d’altro.
Claudio Casadio era allora l’unico dirigente del MIC Faenza
con cui mantenevo un buon rapporto e inevitabilmente finimmo per parlare delle
maioliche dell’Ermitage; parlammo in particolare della crespina – n.17 del
catalogo A. N.KUBE del 1976 e n.9 pagina 44 del catalogo Electa del 2003 – su
smalto berettino, decorata a grottesche disposte a quartieri, con ATENA nel
cavetto centrale e al verso, sul piede, la scritta FAENZA – vedi foto n.1 e 2 –.
Fu questo particolare che, per motivi forse campanilistici, le fece conquistare
la copertina del catalogo Electa. Ero quasi certo che la crespina con Atena fosse
stata cotta a Ravenna, dipinta da Francesco di Bernardino del Berna alias
il Maestro della Coppa Bergantini, nel suo ultimo periodo di attività 1550/70
quando la qualità della sua produzione stava ormai scadendo; per me era una
scommessa giocata sul valore dei miei studi, sui documenti d’archivio trovati
da Paola Novara, sull’esame di centinaia di frammenti dei depositi del Museo
Nazionale di Ravenna e di molte collezioni private. Due anni di lavoro intenso
e coinvolgente. Per Claudio Casadio, dirigente del MIC, la sigla “Faenza”
apposta sul piede di una crespina cinquecentesca in smalto berettino voleva
dire: vincere a mani basse! Quindi, subito dopo, senza dirmi niente, inviò una
mail a Elena Ivanova a S. Pietroburgo, la quale rispose entro pochi giorni in
modo conciso e lapidario: “GRAFFIANDO CON L’UNGHIA, VIENE VIA”. Avevo vinto la
scommessa! Quando andai a Faenza, per l’inaugurazione della Mostra, l’amico
Claudio mi offrì il pranzo.
Questa vicenda creò grande imbarazzo alla Direzione del MIC,
anche perché il catalogo era già in stampa, e decisero quindi di uscirne in
modo semplice e brillante, anche se un po’ furbesco e poco trasparente: esposero
la crespina con ATENA nella vetrina principale della Mostra, ma in modo tale
che non si potesse leggere il verso (la famigerata scritta, nel frattempo, era
stata cancellata) e non pubblicando l’errata corrige della scheda del
catalogo.
Claudio Casadio, dopo poco tempo, fu promosso ed incaricato della
Direzione della locale Pinacoteca Civica; non tornò più al MIC, peccato!
Sarebbe stato un ottimo DIRETTORE di questa importante Istituzione, forse
l’unico in grado di invertire il trend, la lunga fase negativa che perdura da
oltre 40 anni.
Alberto Piccini
Pitigliano,
15.12.2020
Molto interessante! Andrebbe scritto un libro su "Furbi,Furbastri e Ingenui" nella storia del collezionismo.
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