Cari Lettori,
sulla pagina Facebook del blog qualche tempo fa vi invitavo a leggere e a rileggere l'interessantissimo
saggio di Fabiano Zeni Fagliari Buchicchio "“SCHATOLA CARA” - LETTERA SU
VASO DA FARMACIA" pubblicato qui sul mio Blog il 27 giugno u.s., e poi a
provare a rispondere a questa mia domanda: chi è secondo voi il mittente di
questo orciolo-lettera spedito da Acquapendente e indirizzato al compadre
Palumbo di Foligno?
a) il grande figulo itinerante Lorenzo di Pace, originario di Pesaro ma da
molti anni operante ad Acquapendente e
pittore di questo orciolo;
b) il vasaio aquesiano che ha cotto questo orciolo (Sante di Francesco Carini detto Il Rosso o la Bottega dei Giunta);
c) l'aromatario aquesiano (forse Carlo di Lorenzo Pedrazzini) che ha prodotto la medicina, ovvero lo sciroppo, di miele e squilla.
A chi invierà la risposta giusta il sottoscritto risponderà con un'email personale di congratulazioni.
Lo scopo è anche quello di riaprire il dialogo fra studiosi, collezionisti e cultori di quest'arte meravigliosa; dialogo che si è interrotto da circa trent'anni.
b) il vasaio aquesiano che ha cotto questo orciolo (Sante di Francesco Carini detto Il Rosso o la Bottega dei Giunta);
c) l'aromatario aquesiano (forse Carlo di Lorenzo Pedrazzini) che ha prodotto la medicina, ovvero lo sciroppo, di miele e squilla.
A chi invierà la risposta giusta il sottoscritto risponderà con un'email personale di congratulazioni.
Lo scopo è anche quello di riaprire il dialogo fra studiosi, collezionisti e cultori di quest'arte meravigliosa; dialogo che si è interrotto da circa trent'anni.
Vi inoltro qui di seguito una delle risposte pervenute:
Risposta del 6-9-2018
Caro Alberto,
è interessante e produttivo avere un colloquio fattivo con i lettori del tuo
blog, interessati alla storia della ceramica, perciò ti rispondo volentieri,
precisando che tutte le opzioni da te proposte possono essere esatte. Tuttavia,
a mio modesto parere, è l’autore del medicinale stesso a proporsi al vasto
pubblico: si tratta di una bellissima pubblicità, in cui è sottesa anche una
richiesta di indicazione sulla sua efficacia, da parte di chi ha utilizzato il
prodotto. Che a differenza c’è con quanto leggiamo ogni giorno su internet
sulle proprietà miracolose di un
medicinale proposto da un medico o da un farmacista o da un cialtrone ?
Del resto un
colloquio epistolare fra alchimisti, antichi
farmacisti, con richieste di collaborazioni e confronti su vari temi ci sono sempre stati. Permettimi
di citare il caso della grande Caterina Sforza Riario, signora di Imola e di
Forlì sul finire del Medioevo e sull’aprirsi del Rinascimento. Da Imola aveva
rivolto alcune richieste ad un frate romito,
aromatario in quel di Firenzuola, amena località dell’alto Mugello fra Romagna
e Toscana, poco oltre il nido d’aquila degli Alidosi, antichi signori della
vallata del Santerno a confino con il suo territorio (oggi Castel del
Rio).
Caterina nonostante una vita difficilissima, piena di
guerre, di assassinii, di mariti, di figli, perfino di prigionia ad opera del
Valentino (ma una dorata prigionia molto chiacchierata!!) ebbe il tempo di comporre un libro di “Experimenti” con 454 ricette, ricettario
il più completo che il Quattrocento ci abbia lasciato sui medicamenti e
soprattutto sulla cosmetica. Qui permettimi dunque di inserire la lettera, tratta da, E. Caruso,
Ricette d’amore e di bellezza di Caterina
Sforza Signora di Forlì e Imola,
Cesena, 209, p. 13.
Grazie
Giuliana Gardelli
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