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martedì 24 dicembre 2019

COMMENTO DI ALBERTO PICCINI ALLE SCHEDE DELLA COLLEZIONE GOLDEN AGE

Cari Lettori, 

vi invito a leggere il mio nuovo saggio, di cui trovate il link qui di seguito, dedicato alle schede di Timothy Wilson della Collezione Golden Age. 

Colgo l'occasione per augurare a tutti un Buon Natale e uno splendido 2020.
Auguri a tutti, 

Un caro saluto

Alberto Piccini 

9 commenti:

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  3. Ricevo dall'Antiquario pesarese Giancarlo Ciaronil seguente messaggio : ho comprato a suo tempo la collezione di maioliche del barone Sprovieri in gran parte confluita nella coll. della Fondazione Cassa Rsparmio di Perugia e posso confermare che del famoso piatto "La natività di S.Giovanni Battista" non c'era traccia. Aggiunge che ha comprato da una minore e quindi la corposa documentazione era avvalorata dal Tribunale.

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  4. Ringrazio Giancarlo Ciaroni poiché la sua dichiarazione è molto importante, in quanto lui é vivo e vegeto! Auguro : lunga vita a Giancarlo!

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  5. Caro Alberto, eccomi di nuovo con un commento ad un tuo saggio. Spero di non
    annoiare, ma di portare nuovi contributi alla storia della maiolica italiana, anche se
    noto che da Torino ad Urbino nulla è cambiato. Il piatto, oggetto della noterella n.1 è
    di nuovo fra le più belle maioliche del ‘500 anche ad Urbino! Pazienza. Ormai siamo
    così in pochi a capire questa arte che il pubblico, accorso numeroso, è giusto che non
    si ponga troppe domande ed ammiri la bellezza in qualsiasi epoca prodotta.
    Quindi colgo l’occasione per osservare come sia difficile oggi studiare la ceramica
    antica! E quanti intralci assurdi troviamo! Pensiamo un attimo: se oggi usiamo il
    computer per scrivere, non ci sognamo proprio di usare il calamo, il lapis, l’inchiostro
    o la pur benemerita Olivetti!! E dunque perché arroccarsi su studi, giusti un secolo e
    più fa, oggi invece superati dalla opportunità data agli studiosi di attingere agli
    archivi, e soprattutto di verificare con semplici e poco costose analisi l’età dei
    manufatti? Mi sovviene che quando cominciai a pubblicare ceramiche prodotte a
    Rimini, apriti cielo!! Esisteva solo Faenza! Eppure tantissime furono le località non
    solo in città ma anche nei dintorni del nostro bel Montefeltro ad avere prodotto
    ceramica; inoltre nella Romagna, Faenza fu una delle tante zone ceramiche e lo
    dimostra il penoso silenzio di oggi che ha azzerato non solo studi sulla “faenza” ma
    perfino ha annullato acquisti per le collezioni private, perché oggi nessuno più la
    cerca. E dunque, anziché nasconderci nella sabbia, aggiorniamoci e confrontiamoci.
    Lasciamo gli antichi studiosi italiani e stranieri al loro posto ed allarghiamo la mente
    e non voglio neppure pensare che malintenzionati mercanti d’arte, mestiere un tempo
    apprezzatissimo e nobilissimo, possa essere scaduto al punto di imbrogliare in
    maniera eclatante chi ancora ama acquistare una bella maiolica italiana.
    Caro Alberto, la tua non è una battaglia persa! anzi per chi ha cervello e scienza
    acquisita in anni di studi, di ripensamenti, di ricerche d’archivio sempre difficili, di
    confronti artistici e storiografici, segue con interesse tutto ciò che è nuovo. Ma
    lasciando per un attimo Acquapendente che ormai nuova non è più, ammetto che in
    genere quando mi sottopongono una maiolica istoriata urbinate con affollamento dei
    personaggi, se non ho dubbi sulla autenticità, subito mi avvio verso la seconda metà
    del ‘500. Infatti la produzione urbinate precedente amava un impianto scenico molto
    ampio, con poche ma studiatissime figure, con una straordinaria capacità di narrare in
    maniera equilibratissima. Quindi, riprendendo in esame la maiolica, ora alla mostra di
    Urbino e prima a Torino, con “La nascita di S. Giovanni Battista”, al di là delle tue
    quanto mai utili asserzioni sulla iconografia e la sua derivazione, talmente chiare da
    non avere bisogno di altre considerazioni, è la qualità stessa della decorazione

    pittorica che orienta quasi alla fine del secolo sedicesimo. Anche se spesso poco
    considerata, la seconda metà del ‘500 fu prodiga in Urbino di artisti di rilievo e,
    guarda caso, sono ancora quasi tutti da scoprire e soprattutto valorizzare, preferendo
    ripetere le stesse frasi, gli stessi concetti di secoli fa nell’esaltazione quasi aggressiva
    dei primi decenni del secolo sedicesimo. Spero in una nuova generazione di studiosi
    della maiolica che sappiamo proseguire il metodo di studio da te proposto, aprendo
    nuove finestre su questo straordinario periodo dell’arte italiana. Grazie della
    ospitalità. Giuliana

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    1. Cara Giuliana, ti ringrazio per il tuo commento al mio ultimo saggio e in particolare per gli apprezzamenti per il mio percorso di ricerca storico-artistico degli ultimi 20 anni circa, condotta nel ambito della storia della Maiolica Italiana del Rinascimento; percorso che spesso abbiamo compiuto insieme. Ho fatto molte ricerche sulla Maiolica Italiana, non tutte sono state pubblicate-aspettano la giusta maturazione-in quelle editate, non solo su questo blog, mi sono sempre rivolto ai giovani studiosi della materia, nella speranza che in futuro sviluppassero le mie idee, le mie tesi, i miei programmi di ricerca. Purtroppo i giovani studiosi di questa disciplina sono pochi, ambiziosi e opportunisti, sempre schierati dalla parte della CASTA degli Accademici, attenti non alla ricerca storico scientifica, bensì concentrati su come far carriera, sognano come sostituire nel prossimo futuro Wilson e la Ravanelli.
      Questa sera, al termine di una giornata "complicata" : sono pessimista… domani? chissa?
      di nuovo grazie Giuliana e auguri per un radioso 2020 a te e alla tua famiglia

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  6. Alberto,
    il tuo saggio mi ha fulminato! Hai perfettamente ragione sia sulla superbottega che sui simboli,sui decori e sulle estese contaminazioni che da sempre hanno percorso le stesse vie di commercie di civiltà. Ma come si può non condividere un fenomeno così evidente (una volta che lo comprendi) e così magico!
    Complimenti Alberto, una "lectio magistralis" da far conoscere. Sono rimasto veramente colpito dalla particolarità delle deduzioni e dalla congruità degli accostamenti perfettamente inquadrati nell'ambiente e nel panorama di riferimento. Tutto magnifico, aggraziato e..conciso,in proporzione alle dimensionidegli scenari e dei necessari collegamenti. Si sente che c'è un lavoro di straordinario livello, dietro. Capperi, che livello! Stasera mi hai steso. Domani, non posso farne a meno, ti dovrò chiamare, se avrai un minuto. Avrò sonni agitati, lo sento. Bravo! A domani! Buona notte.

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  7. Frequentavo da amico,collezionista e cliente casa Sprovieri negli ultimi 5 anni della sua vita, quando io e Riccardo Tondolo eravamo anche i suoi maggiori acquirenti.
    Mai ho visto, fra i magnifici istoriati della sua raccolta il piatto qui discusso.
    Posso quindi supporre che la provenienza Sprovieri sia nulla di più di una supposizione.

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