vi invito a leggere il mio nuovo saggio, di cui trovate il link qui di seguito, dedicato alle schede di Timothy Wilson della Collezione Golden Age.
Colgo l'occasione per augurare a tutti un Buon Natale e uno splendido 2020.
Auguri a tutti,
Un caro saluto
Alberto Piccini
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RispondiEliminaRicevo dall'Antiquario pesarese Giancarlo Ciaronil seguente messaggio : ho comprato a suo tempo la collezione di maioliche del barone Sprovieri in gran parte confluita nella coll. della Fondazione Cassa Rsparmio di Perugia e posso confermare che del famoso piatto "La natività di S.Giovanni Battista" non c'era traccia. Aggiunge che ha comprato da una minore e quindi la corposa documentazione era avvalorata dal Tribunale.
RispondiEliminaRingrazio Giancarlo Ciaroni poiché la sua dichiarazione è molto importante, in quanto lui é vivo e vegeto! Auguro : lunga vita a Giancarlo!
RispondiEliminaCaro Alberto, eccomi di nuovo con un commento ad un tuo saggio. Spero di non
RispondiEliminaannoiare, ma di portare nuovi contributi alla storia della maiolica italiana, anche se
noto che da Torino ad Urbino nulla è cambiato. Il piatto, oggetto della noterella n.1 è
di nuovo fra le più belle maioliche del ‘500 anche ad Urbino! Pazienza. Ormai siamo
così in pochi a capire questa arte che il pubblico, accorso numeroso, è giusto che non
si ponga troppe domande ed ammiri la bellezza in qualsiasi epoca prodotta.
Quindi colgo l’occasione per osservare come sia difficile oggi studiare la ceramica
antica! E quanti intralci assurdi troviamo! Pensiamo un attimo: se oggi usiamo il
computer per scrivere, non ci sognamo proprio di usare il calamo, il lapis, l’inchiostro
o la pur benemerita Olivetti!! E dunque perché arroccarsi su studi, giusti un secolo e
più fa, oggi invece superati dalla opportunità data agli studiosi di attingere agli
archivi, e soprattutto di verificare con semplici e poco costose analisi l’età dei
manufatti? Mi sovviene che quando cominciai a pubblicare ceramiche prodotte a
Rimini, apriti cielo!! Esisteva solo Faenza! Eppure tantissime furono le località non
solo in città ma anche nei dintorni del nostro bel Montefeltro ad avere prodotto
ceramica; inoltre nella Romagna, Faenza fu una delle tante zone ceramiche e lo
dimostra il penoso silenzio di oggi che ha azzerato non solo studi sulla “faenza” ma
perfino ha annullato acquisti per le collezioni private, perché oggi nessuno più la
cerca. E dunque, anziché nasconderci nella sabbia, aggiorniamoci e confrontiamoci.
Lasciamo gli antichi studiosi italiani e stranieri al loro posto ed allarghiamo la mente
e non voglio neppure pensare che malintenzionati mercanti d’arte, mestiere un tempo
apprezzatissimo e nobilissimo, possa essere scaduto al punto di imbrogliare in
maniera eclatante chi ancora ama acquistare una bella maiolica italiana.
Caro Alberto, la tua non è una battaglia persa! anzi per chi ha cervello e scienza
acquisita in anni di studi, di ripensamenti, di ricerche d’archivio sempre difficili, di
confronti artistici e storiografici, segue con interesse tutto ciò che è nuovo. Ma
lasciando per un attimo Acquapendente che ormai nuova non è più, ammetto che in
genere quando mi sottopongono una maiolica istoriata urbinate con affollamento dei
personaggi, se non ho dubbi sulla autenticità, subito mi avvio verso la seconda metà
del ‘500. Infatti la produzione urbinate precedente amava un impianto scenico molto
ampio, con poche ma studiatissime figure, con una straordinaria capacità di narrare in
maniera equilibratissima. Quindi, riprendendo in esame la maiolica, ora alla mostra di
Urbino e prima a Torino, con “La nascita di S. Giovanni Battista”, al di là delle tue
quanto mai utili asserzioni sulla iconografia e la sua derivazione, talmente chiare da
non avere bisogno di altre considerazioni, è la qualità stessa della decorazione
pittorica che orienta quasi alla fine del secolo sedicesimo. Anche se spesso poco
considerata, la seconda metà del ‘500 fu prodiga in Urbino di artisti di rilievo e,
guarda caso, sono ancora quasi tutti da scoprire e soprattutto valorizzare, preferendo
ripetere le stesse frasi, gli stessi concetti di secoli fa nell’esaltazione quasi aggressiva
dei primi decenni del secolo sedicesimo. Spero in una nuova generazione di studiosi
della maiolica che sappiamo proseguire il metodo di studio da te proposto, aprendo
nuove finestre su questo straordinario periodo dell’arte italiana. Grazie della
ospitalità. Giuliana
Cara Giuliana, ti ringrazio per il tuo commento al mio ultimo saggio e in particolare per gli apprezzamenti per il mio percorso di ricerca storico-artistico degli ultimi 20 anni circa, condotta nel ambito della storia della Maiolica Italiana del Rinascimento; percorso che spesso abbiamo compiuto insieme. Ho fatto molte ricerche sulla Maiolica Italiana, non tutte sono state pubblicate-aspettano la giusta maturazione-in quelle editate, non solo su questo blog, mi sono sempre rivolto ai giovani studiosi della materia, nella speranza che in futuro sviluppassero le mie idee, le mie tesi, i miei programmi di ricerca. Purtroppo i giovani studiosi di questa disciplina sono pochi, ambiziosi e opportunisti, sempre schierati dalla parte della CASTA degli Accademici, attenti non alla ricerca storico scientifica, bensì concentrati su come far carriera, sognano come sostituire nel prossimo futuro Wilson e la Ravanelli.
EliminaQuesta sera, al termine di una giornata "complicata" : sono pessimista… domani? chissa?
di nuovo grazie Giuliana e auguri per un radioso 2020 a te e alla tua famiglia
Alberto,
RispondiEliminail tuo saggio mi ha fulminato! Hai perfettamente ragione sia sulla superbottega che sui simboli,sui decori e sulle estese contaminazioni che da sempre hanno percorso le stesse vie di commercie di civiltà. Ma come si può non condividere un fenomeno così evidente (una volta che lo comprendi) e così magico!
Complimenti Alberto, una "lectio magistralis" da far conoscere. Sono rimasto veramente colpito dalla particolarità delle deduzioni e dalla congruità degli accostamenti perfettamente inquadrati nell'ambiente e nel panorama di riferimento. Tutto magnifico, aggraziato e..conciso,in proporzione alle dimensionidegli scenari e dei necessari collegamenti. Si sente che c'è un lavoro di straordinario livello, dietro. Capperi, che livello! Stasera mi hai steso. Domani, non posso farne a meno, ti dovrò chiamare, se avrai un minuto. Avrò sonni agitati, lo sento. Bravo! A domani! Buona notte.
Grazie Roberto, sei troppo buono con me.
EliminaFrequentavo da amico,collezionista e cliente casa Sprovieri negli ultimi 5 anni della sua vita, quando io e Riccardo Tondolo eravamo anche i suoi maggiori acquirenti.
RispondiEliminaMai ho visto, fra i magnifici istoriati della sua raccolta il piatto qui discusso.
Posso quindi supporre che la provenienza Sprovieri sia nulla di più di una supposizione.