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NUOVO RECORD DI VISITE SUL BLOG

Cari Lettori,  è con grande piacere che sono a comunicarvi il raggiungimento di un traguardo storico e molto importante: due giorni fa le vi...

martedì 11 ottobre 2016

Qui di seguito un commento che ho ricevuto dall'Ing. Giuseppe Ciacci, probabile prossimo presidente dell'Archeoclub di Acquapendente, al mio ultimo post sui Molendini dei vascellari aquesiani.

https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWWmo3V0dnZW16VXc/view

Ritengo particolarmente interessante il commento dell'amico Ciacci e in merito alla localizzazione del Molendino del mio post, preciso che da altri documenti dell'epoca, e da un inedito ottocentesco, emerge con chiarezza che il Molino in oggetto era ubicato vicino alla Chiesa di San Lorenzo, ed esattamente tra il retro della Chiesa e le mura di cinta.

venerdì 12 agosto 2016

Ricevo da Angelo Biondi la seguente lettera che sottopongo all'attenzione dei lettori del mio blog ; lettera che ritengo chiuda definitivamente questa piccola "querelle".
Alberto Piccini

Caro Alberto,
la riproposizione sul tuo Blog dell'articolo "Committenza aragonese nelle botteghe acquesiane nella seconda metà del XV secolo" mi offre l'opportunità di intervenire riguardo alla "Battaglia di Montorio", finora quasi sconosciuta, che tu citi correttamente e colleghi giustamente alle committenze di ceramica acquesiana di Alfonso d'Aragona Duca di Calabria e di Gian Giacomo Trivulzio, potendo documentare la loro presenza per mesi a Pitigliano nel 1486.
La vicenda della battaglia di Montorio (di Sorano) e non di Montorio al Vomano in Abruzzo, dove erroneamente viene ancora celebrata, è ancor più corroborata dai documenti notarili di restituzione del castello di Montorio agli Ottieri, legittimi signori, documenti felicemente ritrovati da Fabiano  Fagliari Zeni Buchicchio, nell'Archivio di Viterbo;  Fabiano ormai è da tempo noto per le  notevoli capacità di rinvenimento di documenti importanti per la storia del territorio.
 Quando tempo fa mi facesti notare che nel mio libro sul castello di Montorio  questo episodio,era assente, mi dispiacque di essere incappato in tale lacuna, essendo stato messo fuori strada da una delle varie citazioni errate di questa battaglia, errori probabilmente favoriti dall'esistenza di centri ben più noti con il nome Montorio (Montorio Romano e appunto Montorio al Vomano).
Mi ripromisi perciò di colmare a posteriori tale lacuna, iniziando una ricerca che mi ha portato a reperire le fonti fiorentine, milanesi e napoletane, che danno assoluta certezza degli avvenimenti, facendo ben comprendere come l'esercito della Lega avesse scelto la Contea di Pitigliano come luogo di concentrazione delle sue forze per invadere lo Stato Pontifico e da ciò lo spostamento dell'esercito presso il vicino castello di Montorio e la battaglia.
Ho potuto così pubblicare sul numero di luglio della rivista "Le Antiche Dogane" un lungo articolo di ricostruzione delle vicende che portarono alla battaglia di Montorio, che ha avuto ampio spazio e l'onore della prima pagina; spero così di aver colmato, seppure in ritardo, la lacuna che presentava il mio libro suddetto.
Devo però ringraziare te per la segnalazione, che ha dato l'avvio alla mia ricerca, e Fabiano Fagliari  Zeni Buchicchio, a cui va dato atto del ritrovamento dei documenti notarili all'Archivio di Viterbo.
                                                                                               Angelo Biondi


mercoledì 10 agosto 2016


                 AQVAPENDENTE











Cari Lettori,

sono appena arrivato a Pitigliano dove mi aspetta un mese di "full immersion" nella storia della maiolica di Acquapendente e sono stato informato di una grande festa in costume che si terrà il prossimo Ferragosto presso il castello di Montorio (di Sorano), per festeggiare la famosa Battaglia di Montorio del 7 maggio 1486.
Poiché l'assegnazione di questa battaglia a Montorio nel comune di Sorano (GR) è stata un mio scoop del maggio 2013, vi ripropongo di seguito il saggio in oggetto.
Il merito maggiore di questa scoperta storica non è del sottoscritto, bensì di Fabiano Fagliari Zeni Buchicchio che ha scoperto e trascritto i due documenti che attestano in modo inequivocabile dove si svolse la battaglia fra l'esercito della Lega guidato da Alfonso D'Aragona, duca di Calabria contro l'esercito pontificio guidato da Roberto Sanseverino.

Buona lettura!

https://drive.google.com/file/d/0Bp5VNXO21sWVENhV2x4eXhMNXVnbHhoV3ZheG12bHhGTmE0/view

giovedì 4 agosto 2016


IL MOLENDINO: molino per macinare i
colori usato dai vascellari di
Acquapendente agli inizi del XVI secolo.















https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWblphYTEzS2FwWmc/view






martedì 14 giugno 2016

Commenti ricevuti tramite facebook e posta elettronica


Commento di Francesco Cioci:

Gentile Signor Piccini, ho ricevuto il suo scritto sui "bianchi" di Acquapendente
del Cinquecento. La ringrazio e mi rallegro. A questo punto non posso farle altro
che i migliori auguri per lo sviluppo dei suoi studi intorno alla superbottega.
Quanto c'è sotto merita ogni investigazione.
Cordiali saluti.

Commento di Patrizio Chiucchiù:

Caro Sig. Alberto Piccini , posso fornirle montagne di frammenti cinquecenteschi decorati con bianco sopra bianco delle più svariate forme, cavetti , taglierini, ciotole , piatti da pompa, vasi a doppia ansa, piatti da acquareccia, trovati nel sottosuolo derutese. Importantissini scavi scentifici e metodici effettuati nel 2009 da una squadra di archeologi presso un antico opificio di produzione ceramica , portano alla luce ben cinque fornaci , tra le quali la piccola fornace per il lustro, che rispetta fedelmente per misura il disegno lasciato dallo storico ceramologo Cav. Cipriano Piccolpasso . Dallo scavo emergono quantità indescrivibili di frammenti ( molti bellissimi e inediti per la produzione derutese ) alcuni addirittura dipinti ma non cotti, lustri oro e rosso rubino ecc... Quando il tutto verrà pubblicato, Deruta acquisterà ancor più importanza nel panorama della maiolica quattro/cinquecentesca italiana. Quindi Caro Sig. Piccini , per quanto riguarda i piattelli con decoro bianco su bianco ( indubbiamente derutesi ) da lei pubblicati in questo post , non credo faccia corretta divulgazione ,assegnando arbitrariamente gli stessi ad una fantomatica quanto sconosciuta produzione in Acquapendente .

Risposta:

Gentile Sig.Chiucchiù,
a proposito del Cav.Piccolpasso, come spiega che nonostante la sua presenza a Perugia per molti anni, nei suoi scritti non nomina mai DERUTA?
Non ho il piacere di conoscerla, quando avrà letto tutto quello che ho scritto, spero che capirà che non sono un local-patriot.
Grazie comunque

Commento di Marco Cerbella:

Concordo in pieno con Patrizio Chiucchiù che ritengo uno dei più grandi conoscitori della majolica italiana. Io stesso lo ho citato più volte nei miei libri e lo ho fatto inserire nei documentari delle più importanti reti televisve nazionali ed estere. La ceramica in questione è il "bianco su bianco" della Deruta del XVI secolo; nessun dubbio, del resto basterebbe fare un salto al Museo della Ceramica di Deruta, sicuramente uno dei più belli e completi al mondo.

Risposta:

sono stato più volte a Deruta e conosco bene le maioliche del Museo, nonostante ciò ritengo questo centro di produzione sopravvalutato ia causa delle troppe attribuzioni perlomeno dubbio del passato; manca totalmente la produzione del trecento ed è scarsa quella del quattrocento; per quanto riguarda il cinquecento e il compendiario, quando finirò di definire tutta ciò che è stato prodotto ad Acquapendente tireremo le somme!
Comunque grazie per il suo interessamento
Saluti



giovedì 9 giugno 2016






LA TECNICA DECORATIVA DEL BIANCO SU BIANCO AD ACQUAPENDENTE NEL XVI SECOLO

di Alberto Piccini


SAGGIO: https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWbldkemQxd0lybkk/view

ALLEGATO 1: https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWRFFlbVktbUxMcms/view

ALLEGATO 2: https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWcnBtbEp5ZUNIVzA/view

ALLEGATO 3 (traduzione di Pierserafino Marsico): https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWN2Z6dDBLQ1Bxem5hR0drNzVjeU4yZ2VEYkcw/view      


Milano,
Giugno 2016

domenica 29 maggio 2016

lunedì 25 aprile 2016


CHIOSA FINALE DI CLAUDIO GIARDINI AI CONTRIBUTI DI ALBERTO PICCINI SU: IN VITERBO - DIOMEO - 1544




Mi permetto di chiosare la nota aggiuntiva che Alberto Piccini ha pubblicato attraverso al suo blog sul piatto in maiolica istoriata del V&A raffigurante Diana e Atteone e segnato In Viterbo- Diomeo 1544. La chiosa riguarda il discorso sui falsi ottonovecenteschi in maiolica che Piccini introduce attraverso l’aneddoto del prof. Lise.
Più che sulla manifattura Molaroni  - che comunque a partire dagli anni ’80 dell’Ottocento, poco dopo l’acquisto da parte del Comune di Pesaro della Collezione Mazza (31 dicembre 1857), era solita inviare i propri pittori-decoratori a studiare ed osservare le splendide maioliche rinascimentali del Ducato d’Urbino conservate allora al piano terra del Palazzo Comunale, senza   fare troppa attenzione per la loro sicurezza e perchè "ci facessero la mano" – il discorso va fatto su Ferruccio Mengaroni che non aveva remore a far sapere che lui copiava quelle maioliche con risultati migliori dell’originale!  A leggere infatti ad esempio l’handbook di Rackham lo studioso inglese allora conservatore capo del Dipartimento di Ceramica del Victoria and Albert Museum di Londra  questi accenna ad una sua visita in Urbino [cfr. G. C. Polidori, Bernard Rackham: Italian Maiolica in “La Ceramica”,1, 1954, pp. 5-6; B. Rackham, Un piatto topografico di Orazio Fontana in “Faenza, X, 1, 1922, pp. 3-5: ..la primavera passata visitando la vecchia città ducale..] nel suo viaggio italiano del 1921, ove era arrivato dopo essere passato per Venezia per vedere al Correr i 17 piatti del cosiddetto “Servizio Ridolfi” del “Pellipario”, intento a cercare conferme per i suoi studi sui modelli come le incisioni utilizzate come fonte dai pittori rinascimentali italiani di maiolica. Da Urbino Rackham scende anche a Pesaro a far visita a Ferruccio Mengaroni e rimane esterrefatto e sconcertato nell’intuire la libertà e la mancanza di remore con cui il maestro pesarese operava sulle copie dei vari manufatti di maiolica rinascimentale ma soprattutto dalla bravura e perfezione dei risultati ...Shortly before his tragic death I visited Mengaroni in his workshop and found there several works copied from chromolitografic illustrations. I do not know whether he deliberayely workerd for the trade in fakes....In any case Mengaroni was one of the most dangerous of all copystsof old maiolica.... …Poco prima della sua tragica morte visitai Mengaroni nel suo studio e vi trovai molte opere copiate da cromolitografie. Io non so se lui lavorasse volontariamente per il commercio dei falsi.....In ogni caso Mengaroni fu uno tra i più pericolosi falsari di maiolica...(traduz. di  Elisa Sani),  v. T. Wilson, Faking maiolica in the early twentieth century…[= La contraffazione delle maioliche all’inizio del Novecento: la testimonianza del Museen-Verband] in L. Riccetti, a cura di, 1909. Tra collezionismo e tutela, Firenze 2010, p. 272. Timothy Wilson peraltro fu così gentile quando in occasione di una sua conferenza a Pesaro nel dicembre 2009 mi fece leggere in anticipo il suo saggio, poi pubblicato sulla miscellanea di Lucio  Riccetti e volle anche discutere con me sulle “scorribande”  di Ferruccio Mengaroni che avevano preoccupato non poco diversi direttori di musei europei da istituire un ‘tavolo’ permanente (peraltro su circa un centinaio tra direttori e conservatori museali, solo tre erano italiani e non parteciparono mai agli incontri, realtà sconcertante ove si pensi che l‘ 80% delle maioliche di cui si discuteva era patrimonio italiano):  Wilson ne da conto attraverso la segnalazione di numerose Mitteilungen ovvero Comunicazioni ovvero Riassunti, noi diremmo Verbali delle discussioni durante le riunioni tenutesi tra le due guerre sull’argomento [Wilson 2010, p. 270]; addirittura Otto von Falke nel 1924, al tempo in cui era direttore generale dei Musei di Berlino, aveva tenuto una conferenza ad hoc [Le maioliche false di Ferruccio Mengaroni] evidenziando come diverse maioliche della prestigiosa Collezione Mazza dell’Ateneo Pesarese esposte in Palazzo Ducale ove era allora allestito il Museo Civico fossero state copiate  e spacciate per originali  e come diverse di esse fossero presenti nella Collezione Imbert esposta al pubblico nel 1911 al Musée des Arts Decoratifs di Parigi [Wilson, ivi]. Ferruccio Mengaroni poi com’era nella sua natura di guascone impenitente aveva già confessato in pubblico il suo “peccato”: si legga qui ...Ferruccio Mengaroni era allora un bel giovanotto dagli occhi vivissimi, dalla testa scarmigliata. Aveva un po’ l’aria provinciale, era nervoso, parlava affrettato e a scatti. Dopo i primi convenevoli si venne a discorrere del piattino. “Ah il piattino faentino? - rise un po’ - Quella fu una maiolica indovinata! A Roma specialmente ha avuto un grande successo! Circa un anno fa bighellonando per via del Babuino vidi il mio piatto nella vetrina del negozio di L... Chiesi per curiosità il prezzo  [Cinquemila lire] mi rispose quel furbacchione dell’antiquario. Alla mia meraviglia espressa per la richiesta, oppose ch’era un pezzo assai raro che valeva un occhio. Quante dozzine ne volete, domandai ridendo. Quel piatto l’ ho fatto io. Voi! Proprio io. Sul principio fece una faccia incredula, ma gli mostrai allo scopo di persuaderlo  due piccole mattonelle che avevo con me, ispirate ad una stampa di Durer. E se io vi ordinassi un certo numero di piattini come questo? domandò l’antiquario dopo aver pensato un po’, mi fareste un prezzo conveniente? Quanto? Domandai subito, Anche una mezza dozzina, rispose lui. Ebbene considerando il numero ve li metto centocinquantalire l’uno. Affare fatto! Pagamento immediato alla consegna. Concluse. Eseguiti ch’ebbi i sei piattini glieli mandai. Li deve aver venduti tutti, aggiunse il giovanotto perché ieri me ne ha ordinati altri sei... da una testimonianza degli antiquari Augusto Jandolo e Giuseppe Sangiorgi (leggi l’aneddoto completo riportato in A. Jandolo, Antiquaria, Milano 1947, pp. 229-234).
Non mi meraviglia quindi che Marcella Molaroni, titolare oggi a Pesaro dell’antica fabbrica Molaroni, abbia confermato a Piccini durante quella cena conviviale la conoscenza dei falsi mengaroniani se non altro perché aveva anche la possibilità di apprenderlo dal marito il noto studioso di ceramica Leon Lorenzo Loreti.

Fano, 21 aprile 2016
Claudio Giardini


                         CHI E' CLAUDIO GIARDINI

Claudio Giardini è stato direttore dal 1986 al 2000 dei Musei Civici di Pesaro comprendenti com’è noto due importanti sezioni: una Pinacoteca ed un Raccolta di Ceramiche. Nell’arco della sua attività storico artistica ha curato mostre e pubblicato numerosi lavori scientifici sia riferiti alla storia dell’arte figurativa che a quella ceramica, In campo ceramico ha curato la monografia sulla manifattura pesarese Casali e Callegari ed il catalogo delle ceramiche del Museo civico di Pesaro. E’ stato coocuratore della mostra sul ceramista Gian Calo Polidori allestita nel 2012 nelle sedi di Ascoli Piceno e Pesaro e del relativo catalogo. Nel 2015 ha
pubblicato un lavoro sulla maiolica rinascimentale urbinate Maioliche ducali e riflessioni ceramiche.

                Milano, 21 aprile 2016                                          Alberto Piccini

Ricevo dal Sig. Giovanni Zonno di Bari una interessantissima lettera riguardante il mio saggio "Wares Attributed to Giovanni Maria, Made at Casteldurante or Faenza" messo in rete il 25 febbraio 2015 e lo sottopongo, qui di seguito, alla vostra attenzione.

Saluti,

Alberto Piccini






GENTILE  DR. PICCINI,


CASUALMENTE MI SONO IMBATTUTO NEL SUO BLOG  DI STORIA RINASCIMENTALE  E NELLA FATTI SPECIE  DELLA  STUPENDA MAIOLICA CHE  IN ITALIA , IN QUELL’ EPOCA  HA VISTO DEI CENTRI DI PRODUZIONE  DI  ECCELLENZA NOTE VOLI .HO  LETTO I SUOI ARTICOLI, HO ASCOLTATO LE SUE INTERVISTE E  DEBBO DIRE CHE NE SONO RIMASTO AFFASCINATO, PUR NON ESSENDO UN ESPERTO DEL SETTORE , MA SOLO UN CULTORE DEL BELLO ED UN APPASSIONATO DI ANTIQUARIATO IN GENERALE.  IN EFFETTI   QUELLO CHE DICE LEI SUL MONDO ACCADEMICO , CIOE’ ATTACCATO AL PASSATO, SENZA CHE NESSUNO, NONOSTANTE LE SCOPERTE  CHE INEVITABILMENTE NEL TEMPO VENGONO FATTE,  CONSIDERI APPUNTO IL NUOVO E GUARDI TUTTO  CON RILUTTANZA E RIPUDIO, SENZA QUEL   NATURALE   AMPIO RESPIRO IN SENO ALLA STORIA  INDAGATA  E.... RITROVATA  .  CREDO CHE INTENDA A COSA MI RIFERISCO. ORA  IO RIPETO NON SONO UN ESPERTO DI MAIOLICHE , MA VORREI  SEGNALARLE UN QUALCOSA CHE FORSE NON HA ATTINENZA  IN QUANTO CHIARAMENTE BISOGNA DOCUMENTARSI SULLE FONTI ORIGINARIE, MA CHE SICURAMENTE PER COINCIDENZA E CONOSCENZA  CREDO POSSANO INTERESSARLA.

RIGUARDO AL MAESTRO VASARO  “   ZOAN  MARIA “  HO NOTATO LA FIRMA DI QUESTO MISTERIOSO AUTORE SIA SOTTO LA COPPA DEL PAPA GIULIO  II  (METROPOLITAN M.N.YORK)  CHE SOTTO L’ ALTRO PIATTO CHE LEI MOSTRA NEL SUO BLOG.   EBBENE PER QUEL CHE VALE, AVENDO CONOSCENZE DI LATINO E PALEOGRAFIA,  LA FIRMA  CHE SI LEGGE  NON E’  ZOAN  MARIA , MA BENSI’  ZONA MARIA, OVE  IL CAPPELLETTO TRA  LE LETTERE  N   ED   A, IN PALEOGRAFIA  SIGNIFICANO IL RADDOPPIO DELLA CONSONANTE CHE PRECEDE LA VOCALE (PUO’ VERIFICARE) E QUINDI NEL SIGNIFICATO DI    :     ZONNA   MARIA .

 IL SOTTOSCRITTO   HA  UN COGNOME  FAMIGLIARE PRATICAMENTE  IDENTICO (ZONNO , MA QUI NEL BARESE C’ E’ ANCHE LA FORMA COGNOMINALE ZONNA), E  DA CIRCA CINQUECENTO ANNI LA MIA FAMIGLIA PORTA QUESTO COGNOME CHE E’  IL  DIMINUTIVO MEDIEVALE   DEL NOME MELCHIONNA-O   (MELCHIORRE). PROCESSI LINGUISTICI  SUCCESSIVI  (AFERESI ETC.)  LO HANNO MODIFICATO SEGUENDO UNA  CERTA LINEA FILOLOGICA   (MELCHIONNA/O- CHIONNA/O – CIONNA/O-  ZONNA/O ).

TALE NOME  E’ DOCUMENTATO OLTRE CHE DAI DOCUMENTI  CINQUECENTESCHI RINTRACCIATI DAL SOTTOSCRITTO NELLA MIA ZONA DI ORIGINE(TERRA DI  BARI) ANCHE IN  UN  LAVORO SEMPRE CINQUECENTESCO  DELLO STUDIOSO  BARESE  , IL GIURISTA VINCENZO MASSILLA   (1499-1580),  CHE NELLA SUA “CRONACA DELLE FAMIGLIE  NOBILI   BARESI,”  EDITA A FINE OTTOCENTO DAL BONAZZI, PARLANDO  DELLA FAMIGLIA DI ORIGINE FIORENTINA DE ROSSI CITA UN  MELCHIONNA DE ROSSI ALIAS   ZONNA      (  SIAMO CIRCA NEL 1300).(COINCIDENZA COGNOME DI UNA DELLE FAMIGLIE DI FIGULI DA LEI MENZIONATA E STUDIATA-)   …….

 CONGRATULANDOMI SEMPRE PER I SUOI ECCELLENTI LAVORI  CON STIMA E SIMPATIA LE PORGO DISTINTI E CORDIALI  SALUTI.



BARI, 6 APRILE 2016                                                                                                      Giovanni   ZONNO  - 











giovedì 7 aprile 2016




NOTA AGGIUNTIVA AL SAGGIO
" IN VITERBO - DIOMEO 1544"

di Alberto Piccini





https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWOHBkdnl1LUhnTjg/view

lunedì 7 marzo 2016

I-N VITERBO - DIOMEO - 1544

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                          di ALBERTO PICCINI

Dedicato al Prof.GUIDO MAZZA, studioso viterbese


https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWNXBhNlVrTXJuc1E/view

venerdì 12 febbraio 2016

Marchio Economico di Remedi Angelo


Lettera allo studioso Riccardo Pivirotto
in merito al suo saggio dedicato ai vascellari
acquesiani Remedi pubblicato
sul Blog "La Maiolica di Acquapendente"



https://drive.google.com/file/d/0B-p5VNXO21sWZHZVZHVfSVRIS1E/view